lunedì 24 giugno 2013

Fuochi nella Notte di San Giovanni


La notte del 24 Giugno di ogni anno è il grande giorno del solstizio d’estate.
Le paure scappano, il sole si apre sulle nostre teste e i pensieri corrono via lentamente facendo posto alla felicità, alle giornate che si allungano e alla rassegnazione che ‘così vanno le cose e così devono andare’, come se non ci fosse alcuna soluzione al destino, al movimento del sole, della terra e della luna.

La notte del 24 Giugno è la notte di San Giovanni, giorno della nascita di San Giovanni Battista, unico Santo per la religione cattolica-cristiana che rappresenta la vita e non la morte. Questo momento ha un grande significato simbolico per tutti i cristiani equiparato alla notte di Natale, nascita di Gesù Cristo.
La tradizione popolare ha così elaborato diversi piccoli rituali per propiziare le forze positive al culmine del loro potere ed esorcizzare quelle negative legate alla diminuzione delle ore di luce.
Nel Nord Italia, in particolare modo in Veneto ed in Lombardia, la festa di San Giovanni si esprime tramite delle vere e proprie danze intorno a dei falò accesi per dare fine al passato. Si bruciano cose vecchie, si ardono oggetti e vestiti che non servono più per propiziare novità, speranze e una vita nuova.

Famoso un proverbio popolare che la dice lunga sull’importanza di questa tradizione:

‘La notte di San Giovanni destina il mosto, i matrimoni, il grano e il gran turco’

Purtroppo, come altre consuetudini popolari, anche questa festa sta perdendo la sua importanza, dimenticata da eventi molto più importanti; politici, sportivi o tecnologici.
Soltanto nel oramai lontano 1993 un gruppo Italiano dei più influenti ed importanti della musica contemporanea ha lasciato un ricordo in merito a questa tradizione.
Erano gli anni che succedevano allo scandalo di Tangentopoli, gli anni definiti della ‘Seconda Repubblica’. Gli anni della sconfitta dell’ Unione Sovietica, divisa in tanti piccoli stati chiamati semplicemente ‘Confederazione degli Stati Indipendenti’ (C. S. I.).

Un gruppo chiamato C. C. C. P. si era da poco trasformato da un complesso di musica ‘punk-rock’ ad una formazione molto più complessa, costruendo un genere unico e particolare. Scelsero il nome di C. S. I. , giocando ironicamente con la sigla della Confederazione degli Stati Indipendenti di cui sopra ma definendosi in realtà ‘Consorzio Suonatori Indipendenti’. I componenti sono musicisti già famosi soprattutto in Emilia-Romagna e ruotano tutti intorno alla voce del cantante Giovanni Lindo Ferretti e le chitarre di Massimo Zamboni e Giorgio Canali, il basso di Gianni Maroccolo, la batteria di Roberto Zamagni, i cori di Ginevra Di Marco e le tastiere di Francesco Magnelli.

Il loro album del 1993 ‘Kò de Mondo’ è un fantastico mix di musica suonata divinamente associata a testi molto complicati e sofisticati che creano all'ascoltatore molte immagini, frasi ad effetto che portano a ragionare su molti rapporti sia con gli altri e sia con se stessi.
All’interno di questo album c’è un brano dal titolo ‘Fuochi nella notte di San Giovanni’ che rende giustizia e merito alla tradizione di cui abbiamo parlato, una stupenda poesia che si articola sulla frase che compone il ritornello:

‘Così vanno le cose, così devono andare
chi c’è c’è e chi non c’è non c’è
chi è stato è stato e chi è stato non è
e non tacciano i canti e si muove la danza
e non tacciano i canti e si muove la danza
danza, danza, danza, danza, danza’

L’estate è appena iniziata, i brutti ricordi sono stati bruciati, i falò accesi.
Le speranze ci avvolgono nonostante le brutte notizie.

In questa notte di San Giovanni anche io ho acceso i miei fuochi, la mia nuova vita.

Non ho molto, forse non ho nulla.

Ho l’amore, questo sono sicuro che mi basterà per accendere ancora mille fuochi.

E voi?

Alla prossima darklings e anche questa volta il tempo distruggerà ogni cosa.

Buon ascolto.


sabato 1 giugno 2013

Israele 2013 - Gli Europei della Vergogna


Voglio dare il giusto spazio e la giusta rilevanza ad una notizia che non ha trovato posto all’interno dei maggiori organi d’informazione italiani tranne che sul quotidiano ‘Il Manifesto’.
Il giornalista Michele Giorgio è l’unico, infatti, ad avere scritto un bellissimo articolo intitolato ‘Un cartellino rosso agli Europei d’Israele’, pubblicato in data 30.05.2013.

Dal 05 al 18 giugno 2013 si terranno nelle città di Gerusalemme, Tel Aviv, Netanya e Petah Tikva gli Europei UNDER 21 delle nazionali di calcio qualificate per questa manifestazione. Parteciperanno a questo torneo, oltre alla nazione ospitante Israele, Germania, Inghilterra, Italia, Norvegia, Olanda, Russia e Spagna. Una manifestazione che si attende molto equilibrata e scoppiettante per l’alto tasso tecnico dei giocatori che compongono queste formazioni.

Non si può, però, ogni volta glissare sull’aspetto morale delle scelte che la politica del calcio (sicuramente non distante dalla politica europea) effettua dimostrando assoluta incoerenza con i facili slogan che ogni sera siamo ad osservare sui campi di calcio.
Per quale motivo Platini e Blatter hanno scelto come location di questa importante manifestazione giovanile proprio Israele?

Dopo la campagna ‘right to play’ all’insegna del gioco pulito, la condanna dei cori razzisti all’interno degli stadi con minacce di sospendere gli incontri (cosa fino ad ora mai accaduta in una competizione ufficiale) e il famoso ‘Diamo un calcio al razzismo’; viene scelta come sede degli Europei uno degli stati con le mani sporche di sangue.
Israele, paese che occupa in maniera del tutto arbitraria territori che non sono i suoi annullando, di fatto, la Palestina ed i suoi abitanti.
Israele filiale degli Stati Uniti che ha ucciso migliaia e migliaia di donne, bambini e abitanti della Palestina con l’accusa di rivendicare un territorio, un casa, la libertà.
Israele che ha costruito un muro invalicabile che divide completamente la nazione con il divieto assoluto per i palestinesi di entrare nei territori israeliani.
Israele che non riconosce la Palestina, senza diritti, senza esistenza e senza…nazionale di calcio.



Una scelta del tutto vergognosa che ha portato molti giocatori di calcio affermati a scrivere in data 24.05.2013 una lettera all’UEFA di cambiare la sede della manifestazione essendo INTOLLERABILE giocare in uno stato reo di avere commesso di crimini verso l’umanità.
Atleti del calibro di Didier Drogba, Jeremy Menez, Frederic Kanoutè ma anche personaggio di spicco della cultura mondiale come il regista Ken Loach, l’attore Roger Lloyd Pack, il comico Alexei Sayle e il parlamentare laburista Jeremy Corbin.

Non si può evitare di commentare l’assenza di personaggi Italiani. Silenzio completo da parte della Federazione Italiana Gioco Calcio, dei calciatori e persino dell’allenatore della Nazionale Maggiore di calcio Cesare Prandelli, sempre molto attento all’attualità e in prima linea per combattere il razzismo. Allenatore autore, inoltre, di un codice etico. Una serie di regole di ‘buona condotta’ che i calciatori devono rispettare durante tutto l’anno sportivo per accertarsi la convocazione in nazionale pena l’esclusione.
Argomentazioni molto populiste che non trovano risconto poi in gravi fatti come questo: nessuna parole de commissario tecnico in merito alla scelta di Israele come luogo dell’evento degli Europei.

Voglio ricordare qui, su questo spazio libero ed incensurato, gli ultimi crimini degli israeliani. Senza generalizzare mi limiterò a citare ciò che i militi ebrei hanno combinato ai giocatori della nazionale della Palestina (ricordo, non riconosciuta dalla UEFA).
Tre mesi di sciopero della fame e protesta internazionale per rilasciare il nazionale Mahmoud Sarsak, arrestato mentre viaggiava da Gaza per la Cisgiordania, rimasto in cella per oltre tre anni senza capo d’accusa e nessun processo, in detenzione amministrativa.
4500 detenuti politici tra i quali il portiere della Palestina Omar Abu Rois e il dimensione Mohammad Nimr.
E’ andata peggio ad altri tre giocatori palestinesi: Ayman Alkurd, Shadi Sbakhe e Wajeh Moshate uccisi nell’offensiva israeliana ‘Piombo fuso’ contro Gaza nel non troppo lontano gennaio 2009.

Pazzesca la totale insensibilità di roi Michel Platini e del suo amico mafioso Joseph Blatter.

Dato che, anche in questo caso, il tempo distruggerà tutto compreso le solite ipocrise voglio, di seguito, pubblicare la lettera di protesta della quale ho parlato sopra.
Perché alcune persone, nonostante il benessere economico e la popolarità dovuta al mondo del pallone, hanno ancora sensibilità per ciò che è UMANO.
Buona lettura e alla prossima informazione che non vi dicono.

‘Venerdì 24 maggio, delegati delle leghe calcio europee si sono riuniti in un albergo di Londra per il Congresso Annuale della UEFA. In tale sede hanno convenuto nuove, severe linee guida per affrontare il razzismo, il che suggerisce una determinazione encomiabile per combattere la discriminazione in questo sport.
Per questo troviamo sconvolgente che questa stessa organizzazione dimostri una totale insensibilità nei confronti della palese e radicale discriminazione inflitta a donne e uomini sportivi palestinesi da parte di Israele.
Nonostante gli appelli diretti da parte di rappresentati di questo sport in Palestina e di organizzazioni antirazziste e per i diritti umani in tutta Europa, l’UEFA premia il comportamento crudele e fuori legge di Israele conferendole l’onore di ospitare il campionato europeo UNDER 21 il prossimo mese.
L’UEFA non dovrebbe permettere a Israele di utilizzare un prestigioso evento del calcio per mascherare la negazione razzista dei diritti dei palestinesi e l’occupazione illegale di terra palestinese. Esortiamo l’UEFA a seguire l’esempio coraggioso dello scienziato di fama mondiale Stephen Hawking che, su consiglio di colleghi palestinesi, ha rifiutato di prendere parte ad una conferenza internazione in Israele.
Invitiamo l’UEFA, anche in questa fase tardiva, a rivedere le scelta di Israele come paese ospitante’.

Di seguito, il video del gruppo Irlandese U2 dal titolo 'Sunday Bloody Sunday'. Anche se il brano fu scritto per la guerra civile dell'ULSTER penso che rappresenti in toto ciò che sta accadendo da un secolo in Israele. Buon ascolto.