
"Era l'idea di potere dire quello che si voleva...quello che si voleva, perchè probabilmente l'idea proprio della radio libera era proprio questa: di dire proprio ognuno quello che voleva, perchè eravamo abituati a radio e televisione che si poteva dire solo in un certo modo, con professionalità, no, se mi veniva da dire "il parroco non capisce niente", il parroco non capisce niente e basta, se poi il parroco veniva a saperlo come è anche venuto a saperlo, si arrabbiava anche, va bè, ma chissenefrega! Almeno sapevano "Oh ma questi qua hanno anche un mezzo, cioè questi qua non è che parlano e parlottano fra loro sulle panchine e fanno i complotti, no no, adesso si mettono anche a parlare alla radio e quello che dicono arriva 50, 60 chilometri di distanza". Questa qua era una forza rivoluzionaria, secondo noi, secondo me era importante che comunuqe si potesse fare cagnara e baldoria e che anche questa potesse essere una dimensione che andasse fuori...era una dimensione politica! Era la politica dello stare insieme, del potere dire quello che si vuole, del non essere imbrigliati, dell'avere degli strumenti secondo me, gl istrumenti del dire!
(...)
Probabilmente invece la radio, lasciando spazio anche a ognuno per programmare (...) era la radio la realizzazione di un piccolo sogno".
E' con questa intervista di Stefano Belotti, ideatore ed animatore della piccola ma fondamentale Radio Morgana di Chiuduno, che vorrei presentare il lavoro dell'autore Roberto Villa dal titolo 'Ci sembrava di essere liberi' - Edizioni Ombre Corte - 2015 -.
Il libro è un viaggio nella seconda metà degli anni Settanta nel mondo delle radio democratiche che hanno interpretato in modo nuovo la generica domanda di comunicazione che veniva dalla società italiana.
Radio fortemente connotate dal punto di vista politico e strettamente legate ai movimenti di contestazione che attraversano il decennio, rivolte ad un pubblico giovane.
Incrociando fonti orali ed inediti documenti di archivio, il libro racconta e analizza una delle numerose declinazioni locali assunte dal fenomeno delle radio democratiche. Concentrandosi in un contesto periferico come quello Bergamasco e mettendone in rilievo le specificità, il volume tenta infatti di proporre una ridifinizione dell'intero complesso dell'emittenza democratica in Italia, smussandone gli elementi agiografici e rilevandone rimozioni, contraddizioni e fallimenti. La storia delle otto radio di Bergamo e della sua provincia viene interpretata come l'epifenomeno di un decennio concepito come un lungo processo di incubazione di fermenti culturali che, svuotati dalla forza contestataria, si sono organicamente delineati negli anni successivi, influenzando profondamente gli sviluppi della storia sociale dell'Italia repubblicana.
Una ricostruzione storica che mancava nel panorama della letteratura Italiana e che cerca di raccontare, attraverso la voce dei protagonisti diretti, non solo il periodo politico della seconda metà degli anni Settanta ma anche le emozioni, le gioie, i dolori di un'intera generazione che spinta dalla voglia di esprimere le proprie idee e definendole 'un diritto' riescono ad organizzarsi nonostante i pochi mezzi finanziari e tecnici per costruire delle vere e proprie radio libere con le quali esporsi senza alcun filtro.
Vi accorgerete che nelle storie raccontate delle otto radio: Radio Mirtillo, Radio Morgana, Radio Gaì, Radio Papavero, West Radio, Radio Unione Popolare, Radio Libera Val di Scalve, Radio Canale 93 troverete la voglia di uscire dalla standardizzazione dell'informazione propinata dalla radio e televisione istituzionalizzata, permettendo a chiunque volesse impegnarsi di esprimere a ruota libera la propria opinione tra satira politica, satira locale e soprattutto mettendo sul piatto dischi di gruppi che in Italia non era facile ascoltare.
Così rock, progressive, new wave si mischiano a politica, contestazione nei confronti della chiesa e del cattolicesimo bigotto di paese.
L'autore Roberto Villa, analizza contestualmente il fenomeno dei movimenti politici di contestazione del periodo, della sinistra extra-parlamentare e dei gruppi legati strettamente al terrorismo in una provincia, quella bergamasca, spesso considerata esclusivamente democristiana e componendo un'analisi non solo storica ma soprattutto politica.
Ragazzi e ragazze che sono riusciti a costruire un sogno, quello di aprire una radio libera, nel periodo della speranza, dei movimenti convinti di cambiare l'intero paese e, successivamente, la consapevolezza di un futuro, purtroppo, rimasto soltanto immaginazione.
Roberto Villa è dottorando in storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Pavia, collabora con la biblioteca 'Di Vittorio' della CGIL di Bergamo, dove ha lavorato come archivista e si occupa di storia Italiana degli anni settanta del Novecento.
Ma, soprattutto, è il mio unico, speciale e immenso FRATELLO.
Roberto Villa - Ci Sembrava di Essere Liberi - Edizioni Ombre Corte - 2015
ISBN 9788869480065
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