Questo blog è nato con l’intento di raccontare storie,
imprese, fatti che sono entrati di diritto nella cultura dello sport, della
politica, dell’immaginazione di tutti gli utenti.
Come avrete notato lo scopo non è mai stato quello di
insegnare chissà cosa e nemmeno quello di analizzare nel dettaglio le
situazioni economico-sociali di ogni paese e nemmeno di giudicare le imprese
degli uomini narrate negli articoli precedenti.
L’autore non è, infatti, la persona adatta e titolata per
credere di aggiungere qualcosa in più rispetto a ciò che già si conosce,
l’intento era e rimane quello di raccontare, nel mio piccolo e in maniera del
tutto autonoma e personale, fatti o imprese che mi hanno colpito giocando spesso
con la nostalgia e con i sentimentalismi.
Per questi motivi è possibile che con questo post (al limite
dell’off-topic in merito agli argomenti trattati in questo blog) venga
criticato per una presa di posizione politica e civile.
Sto scrivendo del referendum costituzionale perché molti,
nei social networks che abitualmente frequento, mi hanno chiesto apertamente le
motivazioni del mio NO al referendum popolare che si svolgerà in ottobre per
modificare la Carta Costituzionale
della Repubblica Italiana.
Una riforma fortemente voluta dal Partito Democratico e dal
suo leader, nonché Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Una riforma ed un referendum che sta creando tensioni nel
nostro bel Paese a colpi di polemiche e di battaglie politiche più che per la
modifica della Costituzione stessa.
Detto questo, volevo provare a spiegare le motivazioni che
mi spingeranno a votare NO e a fare propaganda per non modificare la Costituzione.
Prima di iniziare premetto che le dichiarazioni del Ministro
Boschi in merito all’esistenza di presunti partigiani ‘veri’ o ‘finti’ mi hanno
fatto saltare i nervi e mi hanno spinto a scrivere e a confrontarmi con altre
persone credendo (se c’è ne fosse ancora bisogna) ancora più fortemente alla
bocciatura della riforma.
Il rispetto per donne e uomini che hanno liberato l’Italia
dall’oppressione fascista devono essere rispettati. La libertà è stata ottenuta
soltanto grazie a Partigiani, a Staffette che hanno dato la vita per
sconfiggere le truppe repubblicane e tedesche. Chi è ancora vivo soffre ogni
volta che ricorda gli abusi e le limitazioni subite in tempo di dittatura. Non
esiste spostare l’attenzione mediatica in questo campo e non esiste continuare
ad atteggiarsi come unici portatori di verità. La supponenza del Governo Renzi
e dei suoi burattini (compreso il Presidente della Repubblica) è insopportabile
e bisogna prendere atto che questo governo è illegittimamente al potere e che
almeno la metà degli italiani non la pensano come loro.
Il metodo con il quale questa riforma è stata concepita è il
primo punto e la prima ragione per votare NO. Modificare una carta
costituzionale significa coinvolgere tutti gli attori e le figure principali in
campo. Compreso intellettuali e costituzionalisti. Non si esegue a colpi di
maggioranza e di fiducie in parlamento.
E’ quindi un’imposizione che soltanto il popolo italiano
chiamato al voto potrà fare saltare.
Entro nel merito della riforma per evitare di essere
tacciato (com’è uso fare dai galoppini renziani) di populismo e di ‘essere ancorato
agli anni quaranta’ e discutendo in generale della riforma dopo averla letta ed
analizzata.
Il primo aspetto riguarda il
bicameralismo perfetto che non viene superato, come annunciato dal governo, ma crea
una confusione di competenze che arriva talora fino alla sovrapposizione tra
Stato e regioni da un lato, e tra Camera e nuovo Senato dall'altro.
Inoltre la tanto sbandierata diminuzione dei costi della politica è irrisoria; se fosse questo il
problema, si opererebbe in altre direzioni, per esempio diminuendo il numero
dei deputati (500 totali tra camera e senato basterebbero e garantirebbero la
democrazia).
Per quanto riguarda i disegni di legge di iniziativa popolare, le firme necessarie per i disegni di legge vengono triplicate (da 50.000 a 150.000) alla faccia del garantismo e della partecipazione dei cittadini alla politica sociale del paese.
Per quanto riguarda i disegni di legge di iniziativa popolare, le firme necessarie per i disegni di legge vengono triplicate (da 50.000 a 150.000) alla faccia del garantismo e della partecipazione dei cittadini alla politica sociale del paese.
La riforma, inoltre, spinge sulla centralizzazione dei poteri mettendo in grande sofferenza le autonomie politiche delle Regioni. A questo si aggiunge l’errore precedente commesso con l’eliminazione delle province che, ad oggi ed è un dato di fatto, non ha portato ad alcuna diminuzione dei costi della politica creando soltanto confusione sulle competenze e sui lavoratori dipendenti che ancora attendono le mobilità volontarie in altri enti. E’ evidente il fallimento di questa prima riforma, con l’accentramento del potere esecutivo nellE mani di una sola persona (aumentano i poteri del premier) aumenteranno le difficoltà quotidiane. Quante volte ci lamentiamo, per esempio, delle strade dissestate o della scarsa sicurezza o della mancanza d’illuminazione nei paesi e nelle infrastrutture? Tutti i giorni. Perché? Perché ciò che svolgevano le provincie ora non lo sta facendo più nessuno.
Nel combinato disposto con la nuova legge
elettorale definita ‘Italicum’, è consentito potenzialmente di governare a una
minoranza legittimata da un ingiusto premio di maggioranza, ottenibile con
soltanto un 20-30% di consenso alle elezioni.
E’ anche per questo motivo che il
Partito Democratico insiste nella campagna referendaria, senza la modifica
della costituzione, infatti, la legge elettorale sarebbe inapplicabile. Una
scusa ignobile per un tema così importante.
Un altro tema che verrà modificato
con questa riforma, e uno dei più gravi, è l’abbassamento del quorum di
validità nei referendum abrogativo. Non servirà più avere il 50%+1 degli
italiani aventi diritto al voto ma bensì il quorum sarà fissato alla
maggioranza dei votanti nelle ultime elezioni alla camera dei deputati.
Un altro colpo alla partecipazione
democratica dei cittadini nelle decisioni del paese.
Torniamo alla semplificazione, punto
di forza dei Renzi e dei suoi.
Negli attuali articoli della
Costituzione della Repubblica Italiana numero 70 e 72 il procedimento legislativo
è disciplinato con 198 parole. La legge Renzi-Boschi sostituisce i due articoli
con 870 parole. Può questa mai essere una semplificazione? In realtà si
moltiplicano i procedimenti legislativi diversificandoli in rapporto
all’oggetto della legislazione. Ne vengono incertezze e potenziali conflitti
tra le due camere, che potrebbero arrivare fino alla Corte Costituzionale.
Senato. Ricordiamoci che nella
riforma Renzi-Boschi lo scopo è la diminuzione dei costi della politica. Bene.
Il risparmio è da spiccioli, sappia telo. La gran parte dei costi viene non
dalle indennità ma dalla gestione degli immobili, dati servizi, dal personale.
Anche il senatore non elettivo ha un costo per la trasferta e la permanenza a
Roma, nonché per l’esercizio delle funzioni (segreteria, assistenti, portaborse
etc etc). Risparmi con certezza si avrebbero, anche mantenendo il carattere
elettivo, riducendo la camera a 300-400 deputati e il senato a 200 senatori.
Avremmo in totale 500-600 parlamentari invece che i 730 previsti dalla riforma.
I senatori chi saranno? Facile.
Saranno funzionari politici eletti dai consigli regionali insieme ad un sindaco
per ogni Regione. Il Senato rappresenterà, quindi, le autonomie come se fosse
una ‘Camera delle Regioni’. Per quale motivo? Non è nelle Regioni e nei Comuni
che, come ci insegnano quotidianamente i fatti di cronaca, i funzionari hanno
più facilità ad essere corrotti? Non è nelle Regioni che un giorno no, viene
arrestato un consigliere accusato di appalti truccati o favoritismi nei confronti
di chi lavora sul proprio territorio di competenza? E dello scambio dei voti ne
vogliamo parlare? Dove è questa trasparenza ed anti-corruzione nei fatti? A
parole sono bravi tutti a sciacquarsi la bocca ma poi? Ecco premiati i
consiglieri regionali che lavorano maggiormente sul territorio. Inoltre come si
possono distinguere le funzioni, per esempio, dei sindaci che saranno eletti
nel nuovo Senato? Se il sindaco-senatore o il consigliere-senatore utilizza il
proprio telefono nell’esercizio delle funzioni connesse alla carica locale
diventa per questo intercettabile? E se tiene riunioni nella sua segreteria di
senatore? Le attività di indagine verrebbero quindi scoraggiate e si avrebbe
sempre la scusa giusta nel momento buono per giustificarsi.
Queste sono le mie prime
osservazioni ed il mio pensiero dopo una prima analisi. In realtà ce ne
sarebbero ancora molte altre ma le mie considerazioni sono già abbastanza
lunghe, anzi ringrazio chi mi sta leggendo fino a questo punto.
Al prossimo referendum voterò
convintamente NO.
Per i motivi sopra espressi e in
memoria di tutti le donne, gli uomini che ci hanno consentito di vivere un
paese democratico e libero, nonostante tutto.
Non si cambia il paese con una legge
a colpi di maggioranza, scritta da deputati e senatori che stanno governando
illegittimamente.
Ringrazio Roberto Villa dal quale ho
preso spunto per qualche considerazione, Matteo Zambetti per l’analisi che
quotidianamente facciamo per cercare di sopravvivere a tutto questo ‘caos’,
Massimo Villone, costituzionalista, Alfonso Gianni, saggista e Alfiero Grandi,
ex sindacalista della CGIL e saggista dai quali ho appreso molto leggendo le loro analisi e i loro commenti.
Francesco Villa
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