venerdì 27 maggio 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE – LE RAGIONI PER VOTARE NO!

Questo blog è nato con l’intento di raccontare storie, imprese, fatti che sono entrati di diritto nella cultura dello sport, della politica, dell’immaginazione di tutti gli utenti.
Come avrete notato lo scopo non è mai stato quello di insegnare chissà cosa e nemmeno quello di analizzare nel dettaglio le situazioni economico-sociali di ogni paese e nemmeno di giudicare le imprese degli uomini narrate negli articoli precedenti.
L’autore non è, infatti, la persona adatta e titolata per credere di aggiungere qualcosa in più rispetto a ciò che già si conosce, l’intento era e rimane quello di raccontare, nel mio piccolo e in maniera del tutto autonoma e personale, fatti o imprese che mi hanno colpito giocando spesso con la nostalgia e con i sentimentalismi.
Per questi motivi è possibile che con questo post (al limite dell’off-topic in merito agli argomenti trattati in questo blog) venga criticato per una presa di posizione politica e civile.

Sto scrivendo del referendum costituzionale perché molti, nei social networks che abitualmente frequento, mi hanno chiesto apertamente le motivazioni del mio NO al referendum popolare che si svolgerà in ottobre per modificare la Carta Costituzionale della Repubblica Italiana.
Una riforma fortemente voluta dal Partito Democratico e dal suo leader, nonché Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Una riforma ed un referendum che sta creando tensioni nel nostro bel Paese a colpi di polemiche e di battaglie politiche più che per la modifica della Costituzione stessa.
Detto questo, volevo provare a spiegare le motivazioni che mi spingeranno a votare NO e a fare propaganda per non modificare la Costituzione.

Prima di iniziare premetto che le dichiarazioni del Ministro Boschi in merito all’esistenza di presunti partigiani ‘veri’ o ‘finti’ mi hanno fatto saltare i nervi e mi hanno spinto a scrivere e a confrontarmi con altre persone credendo (se c’è ne fosse ancora bisogna) ancora più fortemente alla bocciatura della riforma.
Il rispetto per donne e uomini che hanno liberato l’Italia dall’oppressione fascista devono essere rispettati. La libertà è stata ottenuta soltanto grazie a Partigiani, a Staffette che hanno dato la vita per sconfiggere le truppe repubblicane e tedesche. Chi è ancora vivo soffre ogni volta che ricorda gli abusi e le limitazioni subite in tempo di dittatura. Non esiste spostare l’attenzione mediatica in questo campo e non esiste continuare ad atteggiarsi come unici portatori di verità. La supponenza del Governo Renzi e dei suoi burattini (compreso il Presidente della Repubblica) è insopportabile e bisogna prendere atto che questo governo è illegittimamente al potere e che almeno la metà degli italiani non la pensano come loro.

Il metodo con il quale questa riforma è stata concepita è il primo punto e la prima ragione per votare NO. Modificare una carta costituzionale significa coinvolgere tutti gli attori e le figure principali in campo. Compreso intellettuali e costituzionalisti. Non si esegue a colpi di maggioranza e di fiducie in parlamento.
E’ quindi un’imposizione che soltanto il popolo italiano chiamato al voto potrà fare saltare.

Entro nel merito della riforma per evitare di essere tacciato (com’è uso fare dai galoppini renziani) di populismo e di ‘essere ancorato agli anni quaranta’ e discutendo in generale della riforma dopo averla letta ed analizzata.

Il primo aspetto riguarda il bicameralismo perfetto che non viene superato, come annunciato dal governo, ma crea una confusione di competenze che arriva talora fino alla sovrapposizione tra Stato e regioni da un lato, e tra Camera e nuovo Senato dall'altro.
Inoltre la tanto sbandierata diminuzione dei costi della politica è irrisoria; se fosse questo il problema, si opererebbe in altre direzioni, per esempio diminuendo il numero dei deputati (500 totali tra camera e senato basterebbero e garantirebbero la democrazia).

Per quanto riguarda i disegni di legge di iniziativa popolare, le firme necessarie per i disegni di legge vengono triplicate (da 50.000 a 150.000) alla faccia del garantismo e della partecipazione dei cittadini alla politica sociale del paese.
 
La riforma, inoltre, spinge sulla centralizzazione dei poteri mettendo in grande sofferenza le autonomie politiche delle Regioni. A questo si aggiunge l’errore precedente commesso con l’eliminazione delle province che, ad oggi ed è un dato di fatto, non ha portato ad alcuna diminuzione dei costi della politica creando soltanto confusione sulle competenze e sui lavoratori dipendenti che ancora attendono le mobilità volontarie in altri enti. E’ evidente il fallimento di questa prima riforma, con l’accentramento del potere esecutivo nellE mani di una sola persona (aumentano i poteri del premier) aumenteranno le difficoltà quotidiane. Quante volte ci lamentiamo, per esempio, delle strade dissestate o della scarsa sicurezza o della mancanza d’illuminazione nei paesi e nelle infrastrutture? Tutti i giorni. Perché? Perché ciò che svolgevano le provincie ora non lo sta facendo più nessuno.
 
Nel combinato disposto con la nuova legge elettorale definita ‘Italicum’, è consentito potenzialmente di governare a una minoranza legittimata da un ingiusto premio di maggioranza, ottenibile con soltanto un 20-30% di consenso alle elezioni.
E’ anche per questo motivo che il Partito Democratico insiste nella campagna referendaria, senza la modifica della costituzione, infatti, la legge elettorale sarebbe inapplicabile. Una scusa ignobile per un tema così importante.

Un altro tema che verrà modificato con questa riforma, e uno dei più gravi, è l’abbassamento del quorum di validità nei referendum abrogativo. Non servirà più avere il 50%+1 degli italiani aventi diritto al voto ma bensì il quorum sarà fissato alla maggioranza dei votanti nelle ultime elezioni alla camera dei deputati.
Un altro colpo alla partecipazione democratica dei cittadini nelle decisioni del paese.

Torniamo alla semplificazione, punto di forza dei Renzi e dei suoi.

Negli attuali articoli della Costituzione della Repubblica Italiana numero 70 e 72 il procedimento legislativo è disciplinato con 198 parole. La legge Renzi-Boschi sostituisce i due articoli con 870 parole. Può questa mai essere una semplificazione? In realtà si moltiplicano i procedimenti legislativi diversificandoli in rapporto all’oggetto della legislazione. Ne vengono incertezze e potenziali conflitti tra le due camere, che potrebbero arrivare fino alla Corte Costituzionale.

Senato. Ricordiamoci che nella riforma Renzi-Boschi lo scopo è la diminuzione dei costi della politica. Bene. Il risparmio è da spiccioli, sappia telo. La gran parte dei costi viene non dalle indennità ma dalla gestione degli immobili, dati servizi, dal personale. Anche il senatore non elettivo ha un costo per la trasferta e la permanenza a Roma, nonché per l’esercizio delle funzioni (segreteria, assistenti, portaborse etc etc). Risparmi con certezza si avrebbero, anche mantenendo il carattere elettivo, riducendo la camera a 300-400 deputati e il senato a 200 senatori. Avremmo in totale 500-600 parlamentari invece che i 730 previsti dalla riforma.
I senatori chi saranno? Facile. Saranno funzionari politici eletti dai consigli regionali insieme ad un sindaco per ogni Regione. Il Senato rappresenterà, quindi, le autonomie come se fosse una ‘Camera delle Regioni’. Per quale motivo? Non è nelle Regioni e nei Comuni che, come ci insegnano quotidianamente i fatti di cronaca, i funzionari hanno più facilità ad essere corrotti? Non è nelle Regioni che un giorno no, viene arrestato un consigliere accusato di appalti truccati o favoritismi nei confronti di chi lavora sul proprio territorio di competenza? E dello scambio dei voti ne vogliamo parlare? Dove è questa trasparenza ed anti-corruzione nei fatti? A parole sono bravi tutti a sciacquarsi la bocca ma poi? Ecco premiati i consiglieri regionali che lavorano maggiormente sul territorio. Inoltre come si possono distinguere le funzioni, per esempio, dei sindaci che saranno eletti nel nuovo Senato? Se il sindaco-senatore o il consigliere-senatore utilizza il proprio telefono nell’esercizio delle funzioni connesse alla carica locale diventa per questo intercettabile? E se tiene riunioni nella sua segreteria di senatore? Le attività di indagine verrebbero quindi scoraggiate e si avrebbe sempre la scusa giusta nel momento buono per giustificarsi.

Queste sono le mie prime osservazioni ed il mio pensiero dopo una prima analisi. In realtà ce ne sarebbero ancora molte altre ma le mie considerazioni sono già abbastanza lunghe, anzi ringrazio chi mi sta leggendo fino a questo punto.

Al prossimo referendum voterò convintamente NO.

Per i motivi sopra espressi e in memoria di tutti le donne, gli uomini che ci hanno consentito di vivere un paese democratico e libero, nonostante tutto.

Non si cambia il paese con una legge a colpi di maggioranza, scritta da deputati e senatori che stanno governando illegittimamente.

Ringrazio Roberto Villa dal quale ho preso spunto per qualche considerazione, Matteo Zambetti per l’analisi che quotidianamente facciamo per cercare di sopravvivere a tutto questo ‘caos’, Massimo Villone, costituzionalista, Alfonso Gianni, saggista e Alfiero Grandi, ex sindacalista della CGIL e saggista dai quali ho appreso molto leggendo le loro analisi e i loro commenti.

Francesco Villa

 

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