Sto parlando di Daniel Pennacchioni, nato il 01.12.1944 a Casablanca, laureato in lettere all'Università di Nizza e poi professore in un liceo classico di Parigi. Lo conosciamo tutti con lo pseudonimo di Daniel Pennac, uno dei romanzieri più famosi (e venduti) dal 1991 ad oggi.
Passeggiavo nella mia mesta pausa pranzo quando in una libreria mi ha colpito questa copertina arancione con un disegno alquanto pessimo di un uomo nudo, coperto soltanto da un libro. In alto il nome dell'autore ed il titolo: STORIA DI UN CORPO.
Incuriosito, non ho esitato ad andare alla terza di copertina per leggere la trama.
18,00 Euro non sono pochi, di questi tempi, ma faccio uno sforzo e me lo porto a casa.
Sostanzialmente si tratta di una storia vera. Un uomo ha tenuto un diario da quando era piccolo fino alla sua morte, un diario della sua vita. La stranezza? Non vi sono riportati gli eventi più importanti o le emozioni delle sue giornate nè tanto meno gli amori vissuti. Sono riportate solo ed esclusivamente le reazioni del suo corpo in qualsiasi situazione.
E così tra acufeni scoppiati improvvisamente, polipi aggrovigliati nelle narici, ansie, paure, irrigidimenti muscolari, orchiti, epistassi e perdite di memoria ne esce un racconto spettacolare, particolare ed alquanto inquietante.
E' semplicemente la storia di una vita. La vita del nostro corpo, un corpo che si modifica, che si ribella, che cresce per poi invecchiare e di nuovo fermarsi. Un corpo che si fa ascoltare e deve essere ascoltato. In alcuni passaggi vengono annotate vere e proprio fasi-verità, dei piccoli pensieri che, letti in questo mio piccolo post, possono sembrare ovvietà ma che sono assolute verità.
'La prudenza è l'intelligenza del coraggio' dice l'uomo dopo avere spiegato perchè a trent'anni ha ancora paura di molte cose il corpo agisce di conseguenza.
'L'unica passione della mia vita è stata la paura' mentre si ritrova ricoverato nell'ospedale della capitale Francese per continue epistassi.
Mi sono ritrovato molto in questo romanzo, mi ha ricordato la mia infanzia, le mie paure e i contini sensi di colpa per non avere ascoltato sempre le indicazioni dei miei genitori.
Sono sempre stato troppo attento ad ogni situazione e poche volte mi sono lasciato andare all'entusiasmo pur essendomi sempre divertito con gli amici del quartiere.
Mi manca quel periodo, lo ammetto. Quei momenti nei quali una botta, un colpo alle ossa non procurava alcuna conseguenza e non si pensava ai rimedi o ai dolori.
Poi la paura che aumenta mentre si cresce e di conseguenza aumentano le responsabilità.
Ogni movimento e gesto dosato per evitare fratture, per evitare attimi dolorosi.
Questo racconto del buon Pennac ci fa capire che quello che noi proviamo fa parte della 'normalità' , quando stiamo male non ci sta accadendo nulla di strano. E' solo il corpo che parla, che si fa sentire e che ci racconta come sta.
La difficoltà è fare capire alla mente di fermarsi, di rendere tutto meno complicato e più rilassante. Di fermarsi un attimo, insomma. E' proprio questo il messaggio finale, avere vissuto una buona vita, reagendo in maniera positiva alle avversità.
Consiglio a tutti questo bel romanzo, aiuta a ragionare, a cercare di capire come siamo fatti, DENTRO, tra nervo, fasci muscolari e dolori lancinanti. Tutto questo vivendo molti periodi storici del secolo scorso.
Bellissimo ciò che il protagonista scrive durante il famoso Maggio 1968, anno degli scontri tra studenti, universitari e polizia: 'La piazza sta forse scrivendo il diario del corpo?'.
Leggere queste parole mi hanno ricordato uno splendido brano di Frank Zappa e i suoi Mothers Of Invention dal titolo 'What is the ugliest part of your body'?' pubblicato nello spettacolare album 'W're only in it for the money' (Siamo qui solo per i soldi) pubblicato proprio in quel lontano 1968.
Un album spettacolare di uno degli artisti più importante ed innovativo della storia del rock.
E allora mentre cercate di capire quale sia la parte più brutta del vostro corpo, godetevi questo minuto e quattro secondi di puro delirio.
Nel frattempo vado a soffiarmi il naso e farmi di fluimucil, vi saluto e vi aspetto nel mio prossimo post ricordandovi che il tempo distruggerà ogni cosa.
Ho letto anche io questo libro e in effetti hai ragione. E' un interessante esperimento di scrittura oltre che una chiave che offre diversi spunti di riflessione. Può anche esser utile a chi sta affrontando un periodo di malattia o un' operazione. Insegna molto del rapporto con se stessi nel senso "viscerale".
RispondiEliminaE' vero, troppo volte non ascoltiamo il nostro 'corpo', pensiamo sempre che tutto accada 'per caso' come se una macchina non si inceppasse mai. Ho voluto dare una profondità al racconto lasciandomi trasportare dalle emozioni e dalla morte, raccontata in questo romanzo come il giusto e regolare epilogo della vita, della natura. Il video finale rappresenta quel minuto nel quale tutti noi ci siamo chiesti qual è la parte peggiore del nostro corpo e chissà perchè spesso è la mente...
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